La coda cominciò a formarsi al di fuori del Resorts International già dall’alba di Venerdì 26 Maggio del 1978. Questo giorno, atteso impazientemente da tutta Atlantic City, venne entusiasticamente anticipato dalla vittoria del referendum pro-casino del 1976 con l’arrivo delle case da gioco sul Boardwalk.
La collocazione del nuovo casinò non avrebbe potuto essere più improbabile: sarebbe stato aperto nell’attempato Chalfonte-Haddon Hall. I primissimi proprietari, pensate, appartenevano al movimento cristiano del Quaccherismo, tra le cui pratiche religiose figurava il proibizionismo. Resorts, già proprietaria di un casinò alle Bahamas, acquistò il vecchio albergo con largo anticipo, in previsione della nuova legalizzazione delle case da gioco. Ora, dopo un investimento di 20 milioni di dollari e due anni dopo, la compagnia era pronta ad aprire i battenti.
Per mesi, i funzionari pubblici operarono zelantemente per gestire al meglio l’improvvisa affluenza di visitatori in questa sgangherata zona costiera del New Jersey: 150 mila auto al giorno in una città con soli 50 mila posti auto. Le 8 mila stanze di alberghi e motel risultarono full booking da tempo. Giorni prima l’apertura 700 ospiti vennero invitati per un provino non ufficiale. Croupiers nervosi, la maggior parte dei quali appena formati nell’arte del gioco d’azzardo, intrattenevano giocatori con partite simulate.
Il giorno dell’apertura, con la tensione alle stelle, lo staff era in attesa dell’assalto. Il cielo nuvoloso non prometteva nulla di buono. La folla chiassosa, noncurante delle condizioni atmosferiche, attendeva in una coda lunga sei isolati. Alle 10.00, il governatore del New Jersey Brendan Byrne, tagliò il nastro rosso che circondava l’entrata del casinò sulla Boardwalk e pochi momenti dopo il gioco cominciò. 5 mila speranzosi giocatori affluirono nella casa da gioco, rimanendo spesso in attesa che un posto si liberasse al tavolo dei dadi o alle slot machines.
Le case da gioco furono monopolio di Stato nel Nevada sin dal 1931 e contribuirono alla crescita economica di Las Vegas. Il miracolo si sarebbe ripetuto? Ovviamente si!
Talmente tanto cash si riversò nelle casse del casinò che lo staff si trovò impreparato, non disponendo di mezzi accurati per conteggiarlo. Il casinò vinceva mediamente più di 600 mila dollari al giorno. Una cifra impensabile nel 1978. Nei suoi primi sei giorni di attività, la Resorts incamerò 2.9 milioni di dollari, un record mondiale. Nel suo primo anno, 225 milioni di dollari. Giusto per fare un confronto, il casinò più redditizio dello Stato del Nevada, l’MGM Grand, introitava all’incirca 84 milioni di dollari. Improvvisamente partì la corsa sfrenata per l’apertura di nuovi casinò. Entro la metà del decennio successivo i profitti delle case da gioco di Atlantic City avrebbero rivaleggiato con quelli dello Strip di Las Vegas.
Il successo di Atlantic City spiega molto bene il trend del gioco d’azzardo negli Stati Uniti. I casinò furono presentati agli elettori del New Jersey come unico strumento di riqualificazione urbana per risanare la città e per fornire nuovi metodi di finanziamento ai programmi statali. Nondimeno, il gioco d’azzardo venne promosso come socialmente utile. Il sentimento dei cittadini era quello di contribuire al benessere della collettività. Con l’attiva promozione dello Stato e delle istituzioni tribali il gioco d’azzardo nelle case da gioco sarebbe diventato entro la fine del Ventesimo secolo il più grande passatempo degli americani.