Il termine “gioco problematico” è spesso usato per descrivere sia il giocatore patologico che quello problematico, benché tra i due via siano delle differenze. Non tutti i giocatori problematici sono patologici, ma tutti i patologici sono problematici. Per meglio classificare le diverse tipologie di giocatori che quotidianamente incontriamo nelle sale da gioco dove lavoriamo è bene sapere cosa sia il gioco d’azzardo patologico.
Interviene in nostro aiuto questa bellissima tesi di laurea sviluppata dal Dott. Rocco Mela, laureato in Scienze del Servizio Sociale e attualmente Business Consultant per start-up.
Qui di seguito il primo estratto sulla definizione del concetto di gioco patologico, la storia e le caratteristiche. La settimana prossima vedremo i criteri con cui i giocatori vengono classificati per individuare gli indicatori della patologia del gioco e quali sono le fasi di evoluzione.
Il gioco d’azzardo patologico
Il gioco d’azzardo patologico è una delle prime forme di “dipendenza senza droga” studiate, che ha ben presto attratto l’interesse della psicologia e della psichiatria, ma anche dei mezzi di comunicazione di massa, degli scrittori e dei registi, al punto che si continua spesso a riparlarne in relazione alle sue conseguenze piuttosto serie sulla salute ed in particolare sull’equilibrio mentale che questo tipo di problema è in grado di produrre.
Le persone che non hanno problemi di gioco, giocano una volta ogni tanto e solo per divertirsi; cercano la loro opportunità di vincita usando piccole somme di denaro solo per il piacere del momento mentre le persone con problemi di gioco lo fanno per sfuggire ai loro problemi, per sentirsi importanti o semplicemente per sentirsi vivi. Di certo noi sappiamo che la fortuna è un caso e non può essere controllata.
Quando una persona ha un problema di gioco, è totalmente presa dal gioco stesso e a causa di un desiderio incontrollabile, fa cose che normalmente non farebbe, esattamente come un tossicodipendente che cerca la droga; vedono il gioco e la droga come la soluzione ai loro problemi quando invece è esattamente il contrario.
Tra i primi a realizzare la reale natura che portava una persona a rovinarsi con il gioco d’azzardo sono stati i giocatori stessi. Negli Stati Uniti, e precisamente a Los Angeles, alcuni giocatori patologici diedero vita ai Gamblers Anonymous (Giocatori Anonimi) nel 1957, mentre la scienza medica riconobbe il gioco d’azzardo patologico come disturbo mentale nel 1980, inserendolo nella terza edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.
Negli anni l’atteggiamento nei confronti del gioco d’azzardo è cambiato più volte, alternando fasi di permissivismo ad altre di proibizionismo.
Negli ultimi due millenni, emerge come la competenza e la condanna del gioco (e dei giocatori) sia stata in un primo momento di pertinenza religiosa (giocare è peccato), diventando quindi di dominio e preoccupazione del diritto (giocare è reato), mentre ora appaia sempre più di dominio della medicina e della psicologia (giocare, se in modo compulsivo, è malattia).
Ingresso nel DSM (Storia)
È solamente nel 1980, con il DSM-III, che le condotte di alcuni giocatori sono state considerate un’entità patologica specifica, decretando così la medicalizzazione di un fenomeno che nel corso dei secoli veniva tradizionalmente attribuito al vizio o alla colpa morale.
Nel 1980 l’APA, American Psychiatric Association, inserisce quindi il gioco d’azzardo patologico nella terza versione del DSM. Esso viene così ad assumere il valore di una vera e propria patologia psichiatrica e rimane catalogato anche nel DSM III-R (1987) e nel DSM IV (1994), le edizioni corrette ed aggiornate del manuale statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali.
Il DSM descrive il disturbo in questa maniera:
“Gli aspetti principali consistono nell’incapacità cronica e progressiva di resistere all’impulso di giocare d’azzardo, e nel comportamento conseguente, che compromette, disturba o danneggia l’individuo stesso, la sua famiglia o le sue attività professionali. La preoccupazione, lo stimolo e l’attività di gioco aumentano nei periodi di stress. I problemi che sorgono in conseguenza del gioco d’azzardo conducono ad un’intensificazione delle attività di gioco. Caratteristici problemi comprendono indebitamento esteso e conseguente insolvenza riguardo a debiti e altre responsabilità finanziarie, relazioni familiari disturbate, negligenza sul lavoro, e operazioni finanziarie illegali al fine di pagare il gioco.”
L’APA, nello specifico, stabilisce che per diagnosticare una sindrome da gioco d’azzardo patologico deve essere soddisfatto un criterio di inclusione: “persistente e ricorrente comportamento maladattivo legato al gioco d’azzardo che compromette le attività personali, familiari e lavorative” (criterio A); ed un criterio di esclusione: “il comportamento di gioco d’azzardo non è meglio attribuibile ad un episodio maniacale” (criterio B). Una volta individuata la presenza del criterio A ed escluso il criterio B, si ricercano nel soggetto almeno cinque caratteristiche su un elenco di dieci:
- È eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (per esempio, il soggetto è continuamente intento a rivivere esperienze trascorse di gioco, a valutare o pianificare la prossima impresa di gioco, a escogitare i modi per procurarsi denaro con cui giocare);
- Ha bisogno di giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato;
- Ha ripetutamente tentato di ridurre, controllare o interrompere il gioco d’azzardo, ma senza successo;
- È irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
- Gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione);
- Dopo aver perso al gioco, spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite);
- Mente ai membri della propria famiglia, al terapeuta, o ad altri per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
- Ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo;
- Ha messo a repentaglio o perso una relazione significativa, il lavoro, oppure opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo;
- Fa affidamento sugli altri per reperire il denaro per alleviare una situazione economica disperata causata dal gioco (una “operazione di salvataggio”).
Gioco d’azzardo ed impulsività
La classificazione del gioco d’azzardo patologico nel DSM IV, sotto la categoria del Disturbo del Controllo degli Impulsi è supportata da tutta la mole di ricerche condotte sul rapporto tra gioco ed impulsività. Non si è ancora però arrivati a spiegare di che natura sia questo rapporto e come funzioni, se cioè l’impulsività sia legata direttamente al comportamento di gioco o seppure sia mediata dalla presenza di una psicopatia sottostante. Senza dubbio tra i due fenomeni ci sono molte somiglianze.
Le caratteristiche del gioco d’azzardo patologico possono essere così riassunte:
- Perseveranza: i giocatori vanno avanti per anni a giocare, non si fermano né davanti alle vittorie, né davanti alle sconfitte.
- Intolleranza verso il fallimento: la filosofia del chasing, indica che il giocatore non sopporta di perdere per cui si lancia in una rincorsa attraverso la quale spera di recuperare il denaro perduto. Inoltre tutte le varie distorsioni cognitive e le razionalizzazioni alle quali il soggetto ricorre possono essere utili per negare la sconfitta, che il giocatore tende sempre a sottovalutare e a giustificare.
- Disinteresse per le conseguenze: il giocatore è talmente assorbito dal gioco e dal bisogno di trovare denaro per andare avanti, che non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni né dal punto di vista legale, né relazionale e familiare.
- Eccessiva preoccupazione nel gioco d’azzardo: giocare è il pensiero che occupa di più la mente del giocatore, gli altri interessi vengono meno e progressivamente il gioco d’azzardo acquista un valore assoluto.
L’impulsività a sua volta può essere ridotta a quattro elementi di base, molto simili a quelli sopra elencati:
- Eccessiva sensibilità alle potenziali ricompense e desiderio di un rinforzo immediato. Ciò può spiegare il chasing del giocatore: gettarsi nell’immediato tentativo di recuperare il denaro perduto significa essere molto sensibili alle ricompense e desiderare un rinforzo immediato.
- Tendenza a rispondere impetuosamente senza riflettere sulle conseguenze. Tale caratteristica è pressoché identica a quella riportata al punto 3: il giocatore non si preoccupa delle conseguenze delle proprie azioni. Anche il pensiero fisso sul gioco può essere ricondotto a questo punto, dato che il soggetto focalizza la propria attenzione sull’immediato per avere il rinforzo.
- Insensibilità verso la minaccia di punizioni (o non-rinforzi), che può essere legata al punto precedente: il giocatore trascura le conseguenze del suo comportamento al punto da non preoccuparsi delle ripercussioni negative che dovrà subire.
- Difetti nel controllo inibitorio che portano la persona a mettere in pratica il comportamento nonostante i rischi e le cattive conseguenze, questo spiega la perseveranza nel gioco di fronte sia alle sconfitte che ai successi.
Il confronto tra questi due gruppi di caratteristiche portano alla conclusione che il gioco d’azzardo è una manifestazione del comportamento impulsivo. Su tali basi si ipotizza che l’impulsività sia un fattore predisponente l’esordio del gioco d’azzardo patologico, anche se non si chiarisce però se l’impulsività sia un tratto isolato della personalità del giocatore oppure parte di un disturbo più ampio.