Gli eroi sono esseri eccezionali che si differenziano dagli altri uomini per le virtù fisiche e morali. Il personaggio dell’eroe ha un alto spessore morale, che segna un percorso di vita nel mondo e che lascia dietro di sé un ricordo incancellabile, uno spazio d’immortalità. Egli deve imparare che, per vincere, è necessario sacrificarsi e prepararsi a lottare duramente.

Questa è una storia di eroi, che inizia tanto, tanto tempo fa…

Mentre agli inizi del secolo scorso miriadi di giocatori entusiasti si dilettavano nel tentativo di sbancare Monte Carlo con i più variegati sistemi alla roulette, il blackjack rimaneva ancora relegato ai margini come un gioco relativamente insignificante.

È negli anni ’30, nelle sale da gioco nel Nevada, che la sua popolarità crebbe, grazie ai primi giocatori che svilupparono dei sistemi per tracciare le carte già distribuite. Data l’opinione diffusa dell’inevitabile fallimento di tali sistemi, dovuto all’inesorabile vantaggio della casa, il blackjack venne sbeffeggiato dal management delle case da gioco stesse come gioco battibile. In effetti, la matematica alla base dei primi sistemi di conteggio era spesso dubbia, e sino agli anni ’50,  il conteggio delle carte veniva considerata più come una scienza occulta, conosciuta solo da pochi iniziati considerati inaffidabili.

Ma nel decennio successivo, una nuova generazione di giocatori professionisti, usando simulazioni al computer e teorie matematiche per carpirne i segreti più reconditi, contribuirono a fare del blackjack il gioco più diffuso in tutti gli Stati Uniti.

Il conteggio delle carte divenne una reale minaccia per le case da gioco grazie al contributo di un docente di matematica della UCLA,  l’Università della California di Los Angeles. Il Dottor Edward O. Thorp.

Thorp divenne un esperto di blackjack per puro caso: sebbene non giocatore, durante una pausa dai suoi impegni accademici, verso la fine degli anni ’50, lui e la moglie, come milioni di americani attratti non solo dal gioco d’azzardo, trascorsero alcuni giorni a Las Vegas per godersi gli spettacoli, il cibo poco costoso e le piscine della città.

Edward Thorp. La storia del Blackjack

Edward O. Thorp

Prima della partenza, un collega professore indirizzò la sua attenzione sul conteggio delle carte contenuto in un articolo del 1956 uscito sul Journal of the American Statistical Association ad opera di Roger Baldwin e di tre amici, soprannominati “ The Four Horsemen”.

Intitolato “Optimum Strategy in Blackjack”, rivendicava un metodo per limitare il vantaggio della casa, presunto superiore al 2%. L’anno successivo all’uscita dell’articolo, i quattro amici pubblicarono un libro di 92 pagine dal titolo “Playing Blackjack to win: a new strategy for the Game of 21”. Il libro fu un fallimento in termini di vendite ma fu sicuramente il caposaldo per lo sviluppo successivo del sistema del conteggio delle carte.

Thorp testò tale strategia, con risultati scadenti (perse 8.50 dollari). Comunque intrigato, al suo ritorno, con l’ausilio di un IBM 704, elaborò una strategia migliore, da lui battezzata “basic strategy”. Tramite questa guida, con cui decidere quando chiedere carta o quando stare, Thorp scoprì che il vantaggio della casa poteva essere abbattuto dello 0.21%. Ma non si fermò qui: i giocatori in grado di tracciare le carte potevano beneficiare di determinate “condizioni favorevoli” e acquisire un vantaggio nei confronti del croupier. Finalmente un gioco in cui, forse, si poteva battere la casa.

Teoricamente, il sistema suonava un po’ così: maggiori le carte di alto valore ancora nel sabot, maggiori le probabilità del croupier, obbligato a tirare sino a 17, di sballare. Memorizzando le carte di alto valore, Thorp stimò un vantaggio sino al 15% nei confronti del banco.

Messa a punto la strategia Thorp passò all’azione. Ottenuti 10.000$ da degli investitori, il professore si presentò a Las Vegas per testare dal punto di vista scientifico il suo metodo. Nonostante varie tecniche di disturbo messe in opera dalle case da gioco, improvvisamente consapevoli del suo metodo di vincita, egli riuscì a raddoppiare il proprio capitale di partenza.

Quando pubblicò il suo sistema, insieme ad un resoconto delle sue vincite, in Beat The Dealer, nel 1962, il contare le carte divenne un fenomeno immediato e clamoroso.  Il libro vendette 700.00 copie, e, malgrado il successo editoriale, molti giocatori si lamentarono del fatto che i concetti contenuti in esso erano un po’ astrusi e di non facile attuazione per tutti. Così Thorp, nel 1966, pubblicò una seconda versione più semplice a pratica del libro denominato il sistema High-Low di Julian Braun.

Sempre in quegli anni, precisamente nel 1964, un altro personaggio si affaccia al mondo del blackjack. John Ferguson, alias Stanford Wong. Docente di finanza alla San Francisco State University, Wong, insoddisfatto della sua vita in università, decise di dare un taglio netto e tuffarsi nel mondo del blackjack. Studioso di questo gioco sin da bambino, si rese subito conto che il libro di Thorp, scritto quando il gioco veniva praticato con un unico mazzo e con poche varianti, doveva essere adeguato al periodo in corso.

Stanford Wong. La storia del Blackjack

Stanford Wong

Nel 1975 esce così Professional Blackjack. Rivolto sia a professionisti che principianti, il testo amplia e sviluppa le teorie di Thorp, presentando numerose strategie su diverse varianti del gioco. A Wong si deve anche uno dei primi software commerciali per il calcolo delle probabilità “Blackjack Analyzer”, ed il termine “Wonging”, ossia la tecnica di entrare nel vivo del gioco puntando solo quando il conteggio delle carte è favorevole per andarsene non appena questo sia diventato sfavorevole.

Dal nulla, apparvero nuovi sistemi. Chiunque, con possibilità di accesso ad un computer, sviluppava nuovi e rivoluzionari metodi per vincere al blackjack. La maggior parte erano variazioni basate sul sistema di Thorp, ossia tracciare carte di valore alto e basso. Il sistema più semplice richiedeva al giocatore di attribuire alle carte di basso valore (2,3,4,5,6) un valore di +1, alle carte di alto valore (dieci, figure ed assi) un valore di -1, e ai 7,8,9, un valore pari a zero. Quando il conteggio è alto, il giocatore ha più possibilità di vittoria e deve scommettere di conseguenza.

Sebbene fattibile, il conteggio delle carte non era a prova di bomba. Per il fatto che innanzitutto molti giocatori semplicemente mancavano di capacità di concentrazione e quindi la memorizzazione non era affatto una questione di poco conto. Inoltre, i casinò mettevano i bastoni tra le ruote dei giocatori rimischiando arbitrariamente le carte, bannando i sospettati o aumentando i numeri di mazzi in gioco.

Ken Uston. La storia del Blackjack

Ken Uston

Al fine di vanificare le contromisure attuate dai casinò e permettere maggiori puntate con capitali più importanti, nel primi anni del 1970, nacquero i primi team dediti al conteggio delle carte. Tra i suoi più famosi esponenti vi è Ken Uston, un prodigio della matematica, Harvard MBA, primo vice presidente della Pacific Stock Exchange a soli 30 anni. Insomma, un talento con una carriera fulminante, oltre che apprezzato musicista. Uston, come tanti altri, si appassionò al blackjack dopo la lettura di Beat the Dealer.

Nel marzo del 1974, Al Francesco, leader di un team di blackjack di San Francisco, reclutò Uston. Il suo team introitava soldi tramite una semplice divisione del lavoro inviando diversi giocatori in un casinò, ognuno dei quali puntando il minimo del tavolo e, tramite un sistema di conteggio avanzato, registrava la proficuità del tavolo.

Nel momento in cui il vantaggio di uno dei giocatori era sufficientemente alto, usando una serie di segnali prestabiliti, veniva richiamato un altro giocatore appartenente al gruppo, denominato “Big Player”, il cui obiettivo era di puntare il massimo consentito del tavolo. Il sistema funzionò sino a quando la sorveglianza interna iniziò a comprendere le strategie di gioco della squadra. Il team, iniziò ad adottare diverse tecniche per aggirare i controlli, tra cui il travestimento, di casinò manager, sorveglianza e consulenti esterni.

Quando il ruolo di Ken Uston all’interno del team fu di dominio pubblico, egli divenne una celebrità del blackjack. Rivendicando le sue vincite milionarie ai tavoli di blackjack nel Nevada e ad Atlantic City, gli venne di fatto proibito l’accesso in qualsiasi casa da gioco degli Stati Uniti. Morì nel 1987 all’età di soli cinquantadue anni per un infarto a Parigi, dopo aver sempre combattuto contro il divieto di allontanamento dai casinò. Numerosi i suoi contributi letterari, tra i quali One Million Dollar Blackjack e Ken Uston on Blackjack.

Nonostante il blackjack perse il suo personaggio più appariscente, l’idea alla base dei team rimase inalterata. Il più famoso gruppo di blackjack dai tempi di Uston fu il team del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Tanti sono stati i gruppi di giocatori affiliati a questa università, rimasti relativamente sconosciuti sino al 2002, anno di uscita del libro “Bringing Down the House”, in cui Ben Mezrich, scrittore statunitense, narra della storia di Kevin Lewis, un membro del primo team che nella metà degli anni Novanta fece milioni di dollari di profitto.

Tutt’altro che rivoluzionario, il romanzo di Mezrich riuscì nell’appassionare una nuova generazione di giocatori, contribuendo al boom del blackjack tra i più giovani.

Siamo arrivati alla fine della nostra epica storia.

Se l’avete trovata interessante condividetela o se conoscete altri succulenti dettagli inseriteli nei commenti.

Vi lascio con una piccola chicca. Un documentario sul blackjack e sul conteggio delle carte, in lingua inglese. Così, oltre ad ampliare le vostre conoscenze, approfondite anche la lingua. Nel qual caso doveste andare a Las Vegas per farvi una puntatina. Non si sa mai 🙂

 

 

Marcello Cascone
Marcello Cascone
Ideatore e responsabile della Gaming School Torino. Curioso ed appassionato osservatore dello scintillante mondo delle case da gioco; mi piace scrivere contenuti su personaggi, persone, storie a 360° appartenenti a questo fantastico mondo.